Ricordando Marco Gal
In ultimo Marco Gal ci ha raccomandato “la bellezza del silenzio e il silenzio della bellezza”.
Con il Convegno “Ricordando Marco Gal”, organizzato a un anno dalla sua morte dalla comunità di Gressan attraverso le sue istituzioni, ritengo che nessuno sia venuto meno a questo suo desiderio.
Gli oratori, i musicisti, i lettori e il numerosissimo pubblico presenti a Maison Gargantua, il 23 gennaio scorso, hanno goduto dell’atmosfera speciale suscitata dalle poesie di Marco,quasi che le parole scritte e lette fossero tutt’uno con i ricordi e le emozioni dei partecipanti.
Il pubblico si è intrattenuto silente, ammirato, commosso dal contenuto delleopere del poeta,un Gressaen che non conosceva confini, che ha sempre cercato la verità della vita ene ha riconosciuto, pur nella fatica del vivere, la sorprendente bellezza.
L’evento ha avuto inizio con la proiezione di una breve intervista televisiva a Marco, che spiega perché la scelta di scrivere, anche e soprattutto, nelpatois de Gressan sia stata una precisa opzione letteraria, dettata dalle opportunità liriche offerte dalla sua lingua materna.
Quindi la breve parte ufficiale, con i saluti dell’Assessore comunale Erika Guichardaz, del Sindaco di Gressan Michel Martinet, del Presidente della B.C.C. valdostana Marco Linty e del Presidente della Biblioteca comunale Susi Petit-Pierre.
La prima parte del convegno, “Marco Gal poeta”, moderata da Elisabetta Dugros, è stata preceduta da un momento di grande commozione. Lea Gal, la migliore interprete delle poesie del fratello, ha recitato con la spontanea musicalità che caratterizza la sua voce, due fra le ultime poesie scritte dal poeta: “Fameille” e “Freussemen di ten”. L’accompagnamento al violoncello – che può essere voce struggente – di Daniel Curtaz ha arricchito l’interpretazione.
Il convegno vero e proprio è quindi iniziato con un intervento del poeta Corrado Ferrarese, presidente del “Circolo del Cardo”: Marco fu tra i fondatori del Circolo e ne divenne Presidente onorario.
Proprio alcuni membri del “Circolo del Cardo” si sono alternati nella lettura delle poesie redatte da Marco nelle tre lingue – patois, italiano e francese –, durante l’intervento principale del pomeriggio: quello del friulano Giuseppe Zoppelli, professore presso l’Università degli Studi di Torino e critico della letteratura dialettale italiana e europea.
La scrittura delle sue poesie in tre lingue diverse, che padroneggiava perfettamente, fanno di Marco Gal un poeta speciale. Egli non utilizza una lingua principale e due traduzioni. No, Marco pensa e scrive la stessa lirica in tre idiomi diversi, che in ciascuna lingua conservano l’intensità, la musicalità, la credibilità del testo.
Con un intervento di grande spessore culturale, il professor Zoppelli, che negli anni ha scoperto la grandezza letteraria del nostro poeta e ha contribuito a farlo conoscere fuori dagli stretti confini valdostani,ha precisato che Gal “in Valle ha raccolto meno riconoscimenti di quanto gli sarebbe spettato” ed ha richiamato con riferimento aMarcoi versi del poeta Vittorio Sereni: “Ci vuole un secolo o quasi (…) / ci vuole tutta la fatica tutto il male / tutto il sangue marcio / tutto il sangue limpido / di un secolo per farne uno”.
Secondo Zoppelli, per il nostro poeta la poesia è diventata “strumento privilegiato di introspezione, di fantasticheria, di relazione con il mondo sensibile e spirituale”. Una passione vivificante” che “ha illuminato e riscattato (…) il suo esistere”.
Al termine del suo intervento, Zoppelli ha suggerito a tutti gli intervenuti il diritto di rileggere Marco, perché “la lettura di una poesia è un incontro, solo in apparenza con un testo, in realtà è l’incontro con un individuo”.
Ne è seguito un breve intermezzo musicale, con la Corale Louis Cunéaz di Gressan, che ha eseguito, tra l’altro, “Paolle”, brano musicato da Piermario Rudda su un testo di Gal.
La seconda parte del Convegno, “Marco Gal ricercatore, storico e bibliotecario”, si è aperta con una relazione di Albino Impérial, che ha rappresentato la biografia di Marco, sottolineando il suo amore per Gressan e per le iniziative culturali organizzate nel nostro paese, con particolare riferimento all’attività dell’associazione “L’Abro de Feur”, di cui Marco fu cofondatore.
Joseph-César Perrin, Presidente della prestigiosa Académie de Saint-Anselme, di cui Gal era membro, si è intrattenuto sulla figura di Marco storico. Com’è noto, sono parecchie le sue pubblicazioni che hanno riguardato in particolar modo la vita sociale, religiosa e artistica a Gressan, le sue tre parrocchie e le sue numerose cappelle. Perrin ha sottolineando la continua attenzione del ricercatore per la storia non dei potenti, ma degli umili.
Infine, Tullio Omezzoli, ricercatore storico, ha brevemente tratteggiato Marco bibliotecario nella vecchia biblioteca regionale di via Matteotti. Un ambiente dove si respiravano professionalità, disponibilità, cortesia.
A me piace anche ricordare in Marco Gal il cittadino responsabile ed informato, che si interessavadei fatti politici, sociali ed economici della nostra comunità e seguiva, con modestia e assiduità, i lavori del Consiglio comunale.
Se l’obiettivo degli organizzatori dell’iniziativa era non solo quello di ricordare un grande concittadino, ma anche far conoscere e valorizzare l’opera di un poeta e di un uomo speciali, lo scopo è stato pienamente raggiunto.
Peraltro, spiace constatare che i media locali e, in particolare, il servizio pubblico televisivo, abbiano ignorato un convegno assai partecipato e di alto livello culturale.
Chi crede che l’opera di Marco meriti ulteriori approfondimenti e iniziative, sappia che molto lavoro rimane da fare.
Le sue ultime poesie, inedite, saranno presto pubblicate grazie alle Edizioni Vida di Gressan. La sua storia della Parrocchia di Chevrot, probabilmente completata dopo anni di ricerca e di lavoro, è da recuperare e pubblicare. Il materiale culturale conservato presso la sua abitazione è da conservare, inventariare, valorizzare.
Chi può - istituzioni pubbliche, enti privati, amici di Marco - si dia dunque da fare. Gressan ha un piccolo tesoro culturale, in parte inesplorato, da offrire alla Valle d’Aosta e al mondo.
(Carlo Curtaz)
Con il Convegno “Ricordando Marco Gal”, organizzato a un anno dalla sua morte dalla comunità di Gressan attraverso le sue istituzioni, ritengo che nessuno sia venuto meno a questo suo desiderio.
Gli oratori, i musicisti, i lettori e il numerosissimo pubblico presenti a Maison Gargantua, il 23 gennaio scorso, hanno goduto dell’atmosfera speciale suscitata dalle poesie di Marco,quasi che le parole scritte e lette fossero tutt’uno con i ricordi e le emozioni dei partecipanti.
Il pubblico si è intrattenuto silente, ammirato, commosso dal contenuto delleopere del poeta,un Gressaen che non conosceva confini, che ha sempre cercato la verità della vita ene ha riconosciuto, pur nella fatica del vivere, la sorprendente bellezza.
L’evento ha avuto inizio con la proiezione di una breve intervista televisiva a Marco, che spiega perché la scelta di scrivere, anche e soprattutto, nelpatois de Gressan sia stata una precisa opzione letteraria, dettata dalle opportunità liriche offerte dalla sua lingua materna.
Quindi la breve parte ufficiale, con i saluti dell’Assessore comunale Erika Guichardaz, del Sindaco di Gressan Michel Martinet, del Presidente della B.C.C. valdostana Marco Linty e del Presidente della Biblioteca comunale Susi Petit-Pierre.
La prima parte del convegno, “Marco Gal poeta”, moderata da Elisabetta Dugros, è stata preceduta da un momento di grande commozione. Lea Gal, la migliore interprete delle poesie del fratello, ha recitato con la spontanea musicalità che caratterizza la sua voce, due fra le ultime poesie scritte dal poeta: “Fameille” e “Freussemen di ten”. L’accompagnamento al violoncello – che può essere voce struggente – di Daniel Curtaz ha arricchito l’interpretazione.
Il convegno vero e proprio è quindi iniziato con un intervento del poeta Corrado Ferrarese, presidente del “Circolo del Cardo”: Marco fu tra i fondatori del Circolo e ne divenne Presidente onorario.
Proprio alcuni membri del “Circolo del Cardo” si sono alternati nella lettura delle poesie redatte da Marco nelle tre lingue – patois, italiano e francese –, durante l’intervento principale del pomeriggio: quello del friulano Giuseppe Zoppelli, professore presso l’Università degli Studi di Torino e critico della letteratura dialettale italiana e europea.
La scrittura delle sue poesie in tre lingue diverse, che padroneggiava perfettamente, fanno di Marco Gal un poeta speciale. Egli non utilizza una lingua principale e due traduzioni. No, Marco pensa e scrive la stessa lirica in tre idiomi diversi, che in ciascuna lingua conservano l’intensità, la musicalità, la credibilità del testo.
Con un intervento di grande spessore culturale, il professor Zoppelli, che negli anni ha scoperto la grandezza letteraria del nostro poeta e ha contribuito a farlo conoscere fuori dagli stretti confini valdostani,ha precisato che Gal “in Valle ha raccolto meno riconoscimenti di quanto gli sarebbe spettato” ed ha richiamato con riferimento aMarcoi versi del poeta Vittorio Sereni: “Ci vuole un secolo o quasi (…) / ci vuole tutta la fatica tutto il male / tutto il sangue marcio / tutto il sangue limpido / di un secolo per farne uno”.
Secondo Zoppelli, per il nostro poeta la poesia è diventata “strumento privilegiato di introspezione, di fantasticheria, di relazione con il mondo sensibile e spirituale”. Una passione vivificante” che “ha illuminato e riscattato (…) il suo esistere”.
Al termine del suo intervento, Zoppelli ha suggerito a tutti gli intervenuti il diritto di rileggere Marco, perché “la lettura di una poesia è un incontro, solo in apparenza con un testo, in realtà è l’incontro con un individuo”.
Ne è seguito un breve intermezzo musicale, con la Corale Louis Cunéaz di Gressan, che ha eseguito, tra l’altro, “Paolle”, brano musicato da Piermario Rudda su un testo di Gal.
La seconda parte del Convegno, “Marco Gal ricercatore, storico e bibliotecario”, si è aperta con una relazione di Albino Impérial, che ha rappresentato la biografia di Marco, sottolineando il suo amore per Gressan e per le iniziative culturali organizzate nel nostro paese, con particolare riferimento all’attività dell’associazione “L’Abro de Feur”, di cui Marco fu cofondatore.
Joseph-César Perrin, Presidente della prestigiosa Académie de Saint-Anselme, di cui Gal era membro, si è intrattenuto sulla figura di Marco storico. Com’è noto, sono parecchie le sue pubblicazioni che hanno riguardato in particolar modo la vita sociale, religiosa e artistica a Gressan, le sue tre parrocchie e le sue numerose cappelle. Perrin ha sottolineando la continua attenzione del ricercatore per la storia non dei potenti, ma degli umili.
Infine, Tullio Omezzoli, ricercatore storico, ha brevemente tratteggiato Marco bibliotecario nella vecchia biblioteca regionale di via Matteotti. Un ambiente dove si respiravano professionalità, disponibilità, cortesia.
A me piace anche ricordare in Marco Gal il cittadino responsabile ed informato, che si interessavadei fatti politici, sociali ed economici della nostra comunità e seguiva, con modestia e assiduità, i lavori del Consiglio comunale.
Se l’obiettivo degli organizzatori dell’iniziativa era non solo quello di ricordare un grande concittadino, ma anche far conoscere e valorizzare l’opera di un poeta e di un uomo speciali, lo scopo è stato pienamente raggiunto.
Peraltro, spiace constatare che i media locali e, in particolare, il servizio pubblico televisivo, abbiano ignorato un convegno assai partecipato e di alto livello culturale.
Chi crede che l’opera di Marco meriti ulteriori approfondimenti e iniziative, sappia che molto lavoro rimane da fare.
Le sue ultime poesie, inedite, saranno presto pubblicate grazie alle Edizioni Vida di Gressan. La sua storia della Parrocchia di Chevrot, probabilmente completata dopo anni di ricerca e di lavoro, è da recuperare e pubblicare. Il materiale culturale conservato presso la sua abitazione è da conservare, inventariare, valorizzare.
Chi può - istituzioni pubbliche, enti privati, amici di Marco - si dia dunque da fare. Gressan ha un piccolo tesoro culturale, in parte inesplorato, da offrire alla Valle d’Aosta e al mondo.
(Carlo Curtaz)